Storia della Chiesa di Rasa

 

La frazione di Rasa venne così descritta dal Sanudo nel 1483: “…bella, et visto tuti quelli campi esser belissimi, con molti salgari: par tuto, sopra la riva di l’acqua, boschi”. In quest’atmosfera agreste sorgeva la chiesa dedicata a S. Andrea apostolo, che risultava nel 1177 tra i beni riconosciuti all’abate Isacco da papa Alessandro III. Nel documento redatto quell’anno, essa è definita “ecclesiam S. Andreae de Ramo de Palo”. E con tale toponimo era da intendersi il territorio al di qua e di là dell’Adigetto. All’intervento di disboscamento attuato dai monaci camaldolesi, cioè l’opera di “rasare” gli alberi della selva al suolo, si fa risalire il nome Rasa, ricordato per la prima volta nel 1273.

La chiesa fu costruita dai camaldolesi di Badia e da essi dipese fino alla soppressione avvenuta nel 1792. Da un disegno esistente presso l’archivio parrocchiale, risulta che in origine era senza campanile e a croce greca con unica navata. La ricostruzione della chiesa fu compiuta nel Seicento, come si desume dalla presenza di pregevoli altari e della tela con S. Andrea realizzati in quel periodo, e soprattutto dall’esistenza di una lapide relativa alla consacrazione dell’edificio: “TEMPLUM HOC CONSACRATUM FUIT AB ILL.MO ET REV.MO FRANC.CO ANT.O BOSCAROLO EP.O COAD.E SUB DIE 12 IUNII 1676”. Con testamento rogato dal notaio di Lendinara Francesco Cattaneo, il 13 novembre 1686 Giovan Battista Beretta ordinava la costruzione di una chiesetta sul terreno di sua proprietà in Rasa “…vicina alla sua pallazzina con un altare, e con la sua pala dove sia l’immagine della Visitazione di S. Elisabetta e di S. Giovanni Battista, miei protettori”. Il commissario incaricato dell’esecuzione testamentaria del Beretta, Galeazzo Gherardini, ottenne la licenza per l’erezione della chiesa dal Senato, con ducale del 6 marzo 1698, ma non quella ecclesiastica perché “non potersi erigere chiesa né oratorio pubblico in villa se non è discosto per un miglio dalla chiesa parochiale”. Si decise quindi di “…fare erigere un altare a spese della commissaria nella chiesa parochiale di S. Andrea suddetto della Rasa” con il consenso dell’Abbazia della Vangadizza del 12 luglio 1698.

Il 7 novembre 1792, con decreto del Senato Veneto, la chiesa (fig. 125) passò, con l’Abbazia, sotto la giurisdizione del vescovo di Adria.

L’attuale tempio, a croce latina, fu costruito nell’Ottocento e ampliato nel Novecento. Il pavimento fu realizzato nel 1815. La chiesa settecentesca venne ampliata con l’aggiunta al corpo centrale delle due navate laterali, e con il conseguente inglobamento della torre campanaria. Nel 1880 il campanile, dotato di una piccola campana antica, ne ricevette tre nuove. Nell’Ottocento sono documentati i seguenti altari: del Santissimo Sacramento, della Madonna del Rosario, del Crocefisso, di S. Antonio da Padova, della Visitazione (dotato della mansioneria Beretta, incamerata dal Demanio nel 1866 e poi rivendicata dal Municipio di Lendinara). Queste nel medesimo periodo le associazioni laiche: del Santissimo Sacramento (1855), della Pia Opera della Santa Infanzia, della Santa Lega a favore dei chierici poveri, erette nel 1850 dal parroco; quella del terz’ordine francescano eretta nel 1884 dal guardiano del convento dei Cappuccini di Lendinara; e quella delle figlie di Maria (1885).

Nel 1896 fu innalzata la navata centrale con l’apertura delle quattro finestre a forma di lunetta. Nel 1900 fu ricostruito il pavimento in marmo di Verona da Benedetto Ferrari di Valpolicella. Nel 1903, sempre il Ferrari, eseguì le balaustre in marmo dell’altare maggiore. Nel 1904 la chiesa fu dotata di un nuovo organo della ditta Domenico Malvestio di Padova. Il 28 agosto dello stesso anno fu solennemente consacrata dal vescovo monsignor Antonio Polin. Nel 1908 fu eseguito il nuovo altare di S. Andrea dai fratelli Zanchetta di Pove. Esso accoglie la statua del Santo realizzata da Rosa Zanasio di Roma. Nel 1910 il campanile venne fornito di cinque nuove campane della ditta Luigi Cavadin di Verona. Nel 1916, su iniziativa del parroco Luigi Cavazzini, venne eretta la cappella dedicata alla Beata Vergine del Carmine. L’altare fu realizzato nel 1924 su disegni dell’ingegner Giacomo Prearo di Rasa e abbellito con una tela eseguita dal pittore Nino Bertocchi di Bologna.

Le decorazioni pittoriche della cappella furono opera di Angelo Brunetta di Padova. Allo stesso anno risale anche l’erezione della cappella delle Anime del purgatorio, con una lapide commemorativa dei caduti in guerra. Dal 1925 al 1934 furono compiuti lavori di restauro all’interno e sulla facciata della chiesa. Prima dell’aggiunta delle navate laterali, il prospetto della chiesa corrispondeva all’attuale centrale, ritmato da quattro lesene poggianti su alto basamento, con portale centrale architravato (originariamente sormontato da rosone e ora da apertura a forma di mezzaluna). Il tutto è completato da frontone triangolare su ampia trabeazione. Le due ali, con finestroni rettangolari, sono state raccordate con frontoni spezzati, che giungono alla trabeazione della sezione centrale, e sono delimitate dal motivo della lesena poggiante su alto basamento.

L’alta torre campanaria settecentesca, ora inglobata nella struttura della chiesa (fig. 126), poggia su base rastremata verso l’alto e conserva la cella campanaria aperta da monofore e completata dalla cuspide in mattoni intrecciati (1).


(1) L’antico campanile è ritenuto da CAPPELLINI, 1938, p. 122, del XVI secolo, e da CAVAZZINI, 1924, p. 5 del Quattrocento.
 

tratta da: LENDINARA Notizie e immagini per una storia dei beni artistici e librari - p. 189

a cura di P.L. Bagatin – P. Pizzamano – B. Rigobello    -    Novembre 1992


 

I dipinti

 

Nella chiesa di Rasa, dedicata a S. Andrea Apostolo, si ricorda la tela rappresentante appunto S. Andrea. Le precarie condizioni ne pregiudicano una corretta lettura. Si ritiene che debba risalire al XVII secolo. La cappella a sinistra dedicata alla Beata Vergine del Rosario, ricostruita neI 1924, accoglie la tela di Nino Bertocchi di Bologna, mentre le altre pitture decorative, come si apprende da Cappellini, si devono al professor Angelo Brunetta di Padova. Sul secondo altare a destra sta la Visitazione, copia dell’opera dal Dosso in Lendinara. Sempre a Rasa, nell’oratorio di S. Antonio abate è conservata sull’altare la tela centinata con La Madonna del Rosario, S. Antonio abate e S. Gregorio papa, opera di un artista del XVII secolo.


tratta da: LENDINARA Notizie e immagini per una storia dei beni artistici e librari - p. 321

a cura di P.L. Bagatin – P. Pizzamano – B. Rigobello    -    Novembre 1992

 

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